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Kong: Skull Island (4K Ultra-HD + Blu-Ray Disc + Copia Digitale) (2 Blu-Ray)
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Formato | 4K |
Collaboratore | Thomas Mann Con Terry Notary E John C. Reilly, Toby Kebbell, Jing Tian, John Ortiz, Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson, Shea Whigham, Corey Hawkins, John Goodman, Jason Mitchell, Brie Larson Mostra altro |
Lingua | Inglese, Italiano |
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Descrizione prodotto
Un gruppo eterogeneo di scienziati, soldati ed esploratori si avventura nelle profondita' di una mitica e sperduta isola del Pacifico, tanto pericolosa quanto affascinante. Al di la' di ogni loro aspettativa, la squadra procede inconsapevole di entrare nel dominio del potente Kong, innescando la battaglia finale tra uomo e natura. Nel momento in cui la loro missione di scoperta diventa una lotta per la sopravvivenza, dovranno combattere per sfuggire da un Paradiso primordiale dove gli uomini non sono contemplati.
Dettagli prodotto
- Lingua : Inglese, Italiano
- Dimensioni del collo : 17,2 x 13,8 x 1 cm; 100 grammi
- Numero modello articolo : part_B06XPGHW3V
- Formato supporto : 4K
- Data d'uscita : 13 luglio 2017
- Attori : Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson, John Goodman, Brie Larson, Jing Tian
- Sottotitoli: : Italiano
- Lingua : Italiano (Dolby Digital 2.0)
- Studio : Warner Bros.
- Garanzia e recesso: Se vuoi restituire un prodotto entro 30 giorni dal ricevimento perché hai cambiato idea, consulta la nostra pagina d'aiuto sul Diritto di Recesso. Se hai ricevuto un prodotto difettoso o danneggiato consulta la nostra pagina d'aiuto sulla Garanzia Legale. Per informazioni specifiche sugli acquisti effettuati su Marketplace consulta la nostra pagina d'aiuto su Resi e rimborsi per articoli Marketplace.
- ASIN : B06XPGHW3V
- Paese di origine : USA
- Numero di dischi : 1
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 1,527 in Film e TV (Visualizza i Top 100 nella categoria Film e TV)
- n. 415 in Azione e avventura (Film e TV)
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Recensito in Italia il 30 maggio 2023






Per molte generazioni di cinefili, King Kong rappresenta l’emblema e insieme l’archetipo dell'azione avventurosa e dell’amore per il MonsterVerse. La capacità di emozionare, di intrattenere e insieme di riflettere su sè stesso e sulle proprie potenzialità, l’epidermico che va a braccetto con la lettura metaforica, il grado zero che diventa secondo o terzo senza percettibili scarti di livello: King Kong è sempre stato, fondamentalmente, questo.
Curiosamente, però, l'alleggerimento su cui ha puntato Jordan Vogt-Roberts per il suo Kong è già in controtendenza rispetto al Godzilla (2014) di Gareth Edwards, primo capitolo della tetralogia del MonsterVerse programmata dalla Legendary Pictures. Skull Island, invece, sembra deciso nel suo non prendersi troppo sul serio e nel suo non essere particolarmente ossequioso rispetto all'originale, con un Kong sovradimensionato e quasi umanizzato, nella sua consapevolezza di essere The King of Skull Island e nei suoi gesti di pietà/magnanimità.
Il punto, diciamo, è un pò questo: Skull Island è solo sulla carta un film leggero, quasi sbarazzino e riuscito. In realtà, quello che gli manca è probabilmente un’anima. I personaggi umani sono inconsistenti e ininfluenti, nessuno di loro, e nessuna delle vicende nelle quali sono coinvolti, sembra capace di suscitare un seppur blando interesse. Protagonista assoluta del film è, appunto, l’Isola e le sue Creature, l’azione parossistica, gli scontri larger than life spesso mutuati, nelle dinamiche coreografiche, proprio dal film di Jackson, dal quale però erompeva tutto un altro fanatismo cinefilo in tutte le le accezioni del termine. Fa da contorno molta ironia esplicita, dalla qualità altalenante, ma sostanzialmente impalpabile e scritta con sufficienza, capace di strappare qualche sorrisetto di circostanza.
Kong: Skull Island è insomma un monster movie gradevole ma etereo, privo di una vera personalità che non sia una generalizzata “leggerezza”, non sempre declinata positivamente. Sui titoli di coda, la canonica sequenza anticipatrice introduce il prossimo capitolo del MonsterVerse, Godzilla: King of the Monsters (2019).

Recensito in Italia il 6 aprile 2023
Per molte generazioni di cinefili, King Kong rappresenta l’emblema e insieme l’archetipo dell'azione avventurosa e dell’amore per il MonsterVerse. La capacità di emozionare, di intrattenere e insieme di riflettere su sè stesso e sulle proprie potenzialità, l’epidermico che va a braccetto con la lettura metaforica, il grado zero che diventa secondo o terzo senza percettibili scarti di livello: King Kong è sempre stato, fondamentalmente, questo.
Curiosamente, però, l'alleggerimento su cui ha puntato Jordan Vogt-Roberts per il suo Kong è già in controtendenza rispetto al Godzilla (2014) di Gareth Edwards, primo capitolo della tetralogia del MonsterVerse programmata dalla Legendary Pictures. Skull Island, invece, sembra deciso nel suo non prendersi troppo sul serio e nel suo non essere particolarmente ossequioso rispetto all'originale, con un Kong sovradimensionato e quasi umanizzato, nella sua consapevolezza di essere The King of Skull Island e nei suoi gesti di pietà/magnanimità.
Il punto, diciamo, è un pò questo: Skull Island è solo sulla carta un film leggero, quasi sbarazzino e riuscito. In realtà, quello che gli manca è probabilmente un’anima. I personaggi umani sono inconsistenti e ininfluenti, nessuno di loro, e nessuna delle vicende nelle quali sono coinvolti, sembra capace di suscitare un seppur blando interesse. Protagonista assoluta del film è, appunto, l’Isola e le sue Creature, l’azione parossistica, gli scontri larger than life spesso mutuati, nelle dinamiche coreografiche, proprio dal film di Jackson, dal quale però erompeva tutto un altro fanatismo cinefilo in tutte le le accezioni del termine. Fa da contorno molta ironia esplicita, dalla qualità altalenante, ma sostanzialmente impalpabile e scritta con sufficienza, capace di strappare qualche sorrisetto di circostanza.
Kong: Skull Island è insomma un monster movie gradevole ma etereo, privo di una vera personalità che non sia una generalizzata “leggerezza”, non sempre declinata positivamente. Sui titoli di coda, la canonica sequenza anticipatrice introduce il prossimo capitolo del MonsterVerse, Godzilla: King of the Monsters (2019).



Le recensioni migliori da altri paesi



Recensito in Messico il 19 marzo 2024



Hinsichtlich der Gesamtkonzeption gab Regisseur Jordan Vogt-Roberts Animes wie "Prinzessin Mononoke" als Referenz an, wo Riesenkreaturen als Götter ihres jeweiligen Großraumes dargestellt werden. Bei einem Budget von rd. 190 Mio. US-Dollar spielte der großteils in Vietnam gedrehte Film rd. 567 Mio. US-Dollar ein und ist damit die bisher erfolgreichste Verfilmung zur King-Kong-Thematik.
Die Handlung verwendet altbekannte Motive, kombiniert sie jedoch mit zahlreichen Elementen, die in US-amerikanischen Filmen dieser Art bis 2014 fremd waren:
Auf der Suche nach Riesenkreaturen, die eine Gefahr für den menschliche Vorherrschaft auf der Erde sein könnten, begibt sich ein Forscherteam unter Militärschutz mit einer Journalistin sowie einem Fährtensucher und Ex-Elitesoldaten auf eine gerade erst entdeckte Insel in der Südsee, trifft dort auf zahlreiche Riesenkreaturen und findet nicht nur die befürchteten Feindspezies, sondern auch einen im Zweiten Weltkrieg abgestürzten US-Piloten, der für das Verlassen der Insel entscheidend wird.
Im Gegensatz zu früheren US-Filmen dieses Genres sind die Menschen diesmal nicht die überlegenen Invasoren und Jäger, sondern werden angesichts übermächtiger Riesenkreaturen rasch selbst zu Gejagten und kehren am Ende nicht mehr vollzählig und nur dank riesenhafter Unterstützung in die Zivilisation zurück. Insofern ähnelt "Kong: Skull Island" sehr den japanischen Godzilla-Filmen, in denen den Riesen mit konventionellen Waffen nicht beizukommen war, und bildet zugleich den Auftakt der Geschichte des "Monsterverse", die globale Verwicklungen bzw. Gefährdungen darstellt.
Dabei setzt "Kong: Skull Island" die Stärken sowohl von "Godzilla" als auch "Godzilla II - King of Monsters" fort und vermeidet deren teilweise eklatante Schwächen.
Dramaturgisch ist "Kong: Skull Island" in einen Anfang, einen Mittelteil und einen Schluss untergliedert, wobei Anfang und Mittelteil durch einen Ortswechsel voneinander abgegrenzt sind, während Mittelteil und Schluss ineinander übergehen.
Der Anfang beinhaltet die Einführung der Hauptfiguren mit einem Zeitsprung sowie die Zusammenführung des größten Teils der Beteiligten zur Forschungsmission auf die von einem permanenten Sturmsystem umgebene Insel. Der Mittelteil ist sehr eng untergliedert und zeigt das Fortkommen der in einzelne Fraktionen aufgespaltenen Expedition, die sich nach einem ebenso eindrucksvollen wie gefahrvollen Tag wiederbegegnen. Gelungen ist hier der Gegensatz des jeweiligen Vorgehens: Behutsames Vortasten auf der einen, ein rücksichtsloses Vorrücken auf der anderen Seite, im Zuge dessen zahlreiche Vertreter der lokalen Fauna getötet werden, wenngleich dies oft in Notwehr geschieht. Auch das Finale ist fein untergliedert, wobei das erstmalige Treffen eines des Spitzenprädatoren den Beginn dieses Übergangs zum Finale markiert, der mit dem Erscheinen des Alphaprädators der Insel endet. Das Finale schildert hocheindrucksvoll den Kampf zwischen Kong und seinem ebenso riesigen Gegner, um dann mit einer Heimkehr nach rd. 28 Jahren auszuklingen. Für sich gesehen ist bereits dieses Ende sehr zufriedenstellend, jedoch sollten die Zuschauer dringendst bis zum Ende des Abspanns warten.
Die Handlung ist kausal gut durchkonstruiert. Vor allem Anderen steht die Bedrohung durch Riesenkreaturen, deren Natur bis zur Ankunft auf der Insel und dem ersten Treffen mit Kong unklar bleibt. Abseits des Riesenaffen, der hier wahrlich riesig und viel größer ist als in allen Vorläufern mit Ausnahme von "Kingu Kongu tai Gojira" von 1962, existieren zahlreiche weitere Spezies, von denen die meisten mit den mitgeführten Kalibern nicht ernsthaft verletzt oder gar getötet werden können. Zur unmittelbaren Bedrohung kommt die unzureichende Orientierung der einzelnen Gruppen, die über kein Kartenmaterial verfügen und sich nur mit Leuchtpistolen gegenseitig orten können. Die Riesenkreaturen, Sümpfe, Gasgruben und das feucht-heiße Tropenklima formen fürwahr ein äußerst gefährliches Ambiente, auf das die Beteiligten sehr unterschiedlich, aber glaubhaft reagieren.
Die gut konstruierte Handlung wird durch ebenso gut konstruierte und Figuren flankiert. Sicher finden sich keine tiefgehenden Charakterstudien, aber starke und glaubwürdige Darstellungen, die in diesem Filmgenre vergleichsweise sehr selten sind. Es beginnt mit der Kombination von Wissenschaftlern und Militärs, wobei die Forscher auf bewaffneten Schutz angewiesen sind. Auf Seiten der Zivilisten gibt es mit einer Fotojournalistin und einem ehemaligen, als Fährtensucher dienenden SAS-Agenten bereits ein kontrastreiches Figurenpaar, das zusammen mit den Wissenschaftlern wiederum in starkem Kontrast zu den Soldaten steht. Diese werden von einem Oberstleutnant (Lieutenant-Colonel) angeführt, der zugleich die stärkste Figur ist. Von Samuel Jackson vortrefflich verkörpert, wirkt Oberstleutnant Packard sehr zerrissen: Einerseits ist er aufrichtig und ernst um das Wohl seiner Männer besorgt, jedoch der Soldatenpflicht für sein Land zu sehr erlegen, wodurch er den verlorenen Krieg in Vietnam nach dem Kontakt mit Kong auf diese Insel verlegt und ihn nun hier gewissermaßen nachträglich zu gewinnen versucht. Dabei setzt er die gleichen grausamen Methoden ein wie die US-Army zuvor in Vietnam. Seine weitere Entwicklung trägt zentral zur Eskalation der Konfliktsituation bei, da er sein Ziel trotz des Kontaktes mit immer gefährlicheren Kreaturen weiterverfolgt und schließlich einen Großteil seines Trupps auf der Suche nach einem seiner Männer, vor allem aber schweren Waffen an einen der großen Räuber verliert, der mit den vorhandenen Mitteln nicht getötet werden kann. Oberstleutnant Packard scheint dabei immer mehr in Richtung eines Kapitän Ahab zu mutieren, der bis zum Ende seinem Ersatzziel - dem Riesenaffen - nachstellt und wie seinerzeit der verbitterte, unerbittliche Kapitän von seinem tierischen Widersacher getötet wird. Hier gelang es den Machern, eine erhebliche Dramatik einzuflechten, die noch durch den Umstand gesteigert wird, dass seine Männer ihm gerade wegen seiner fürsorglichen Art beinahe bis zum Schluss folgen und erst angesichts einer wahrhaft riesigen Bedrohung von ihm abfallen: Ein an sich ehrenwerter, respekteinflößender Mann, der leider nicht wie Captain Picard in "Star Trek - Der erste Kontakt" rechtzeitig zur Vernunft kommt, sondern seiner Verbitterung erliegt. Genau deshalb ging mir Packards sein Schicksal deutlich näher als das des rachsüchtigen Kapitäns Ahab, der von Anfang an ein wenig ehrenwertes Ziel rücksichtslos und unter Vereinnahmung bzw. Verheizung seiner Mannschaft verfolgte.
Insgesamt muss den Drehbuchschreibern eine sehr gute Leistung bescheinigt werden, da sie eine wohlkonstruierte, spannende Geschichte mit einer ebenso guten Figurenzeichnung verbunden haben. Alle Sprechrollen sind soweit entwickelt, dass man sich als Zuschauer um sie sorgt.
Eine gute Figurenzeichnung wäre ohne adäquate Darsteller unwirksam. Auch hier ist "Kong: Skull Island" hervorragend aufgestellt. Die ebenso schöne wie talentierte Brie Larson verkörpert die kühle, mutige und im Kern doch weiche Journalistin Mason Weaver ebenso glaubwürdig wie Tom Hiddleston den ehemaligen SAS-Agenten James Conrad, der für das Überleben der Expedition zentral ist. Neben ihnen steht der bereits angesprochene Samuel L. Jackson als Oberstleutnant Packard, der vom fürsorglichen, pflichtbewussten Kommandeur zu einem Abbild von Kapitän Ahab mutiert, sowie der inzwischen deutlich schlankere John Goodman als gespannt-gelassener Chef der Forscher. Sämtliche Sprechrollen werden mindestens angemessen ausgefüllt und die meisten bekommen eine Szene, in der sie sich besonders auszeichnen können.
Schauspielerisch lässt "Kong: Skull Island" keine Wünsche offen.
Entsprechendes gilt für die technische Umsetzung, die gerade bei Filmen dieser Art die Wirkung entscheidend mitbestimmt. Bildaufbau und Kameraführung sind sehr gut. In allen Szenen wo Übersicht zum Eindruck beiträgt, ist diese ausreichend vorhanden, während Gegenteiliges für Prozesse in schlecht einsehbaren Umgebungen gilt: Während zwischen den Gasschächten die Bedrohung von überall und jederzeit erscheinen kann, ist sie im Finale allzu deutlich und schon aus großer Distanz sichtbar.
Die Spezialeffekte sind exzellent und man bemerkt den weiteren Fortschritt der Computertechnik. Dieser Kong wirkt noch besser animiert und detailliert als sein Vorgänger aus dem Jahr 2005. Entsprechendes gilt für alle anderen Kreaturen. Lediglich bei Wasserfontänen, vor allem in der Szene, in der Kong über den See den Soldaten und deren Feuerfalle zustrebt, bestehen noch gewisse Reserven. Sehr bald wird die Wirkung der Effekte nur noch durch das Budget und die Phantasie der Macher begrenzt sein.
Abgerundet wird der optische Eindruck durch die Wahl sehr schöner, in sich gegensätzlicher Schauplätze: Urwald, Seen, Flüsse, Gras- und schließlich Ödlandschaften bilden für jede wichtige Sequenz eine angemessene Kulisse.
Neben der optischen Größe des Filmes erscheint die Filmmusik etwas zurückgesetzt, obwohl sie stets angemessen und auch wirksam ist. Die Instrumentierung ist hochwertig und unterstützt die Rauheit oder Sanftheit der jeweiligen Sequenzen sehr gut.
Insgesamt ist "Kong: Skull Island" ein exzellenter Monsterfilm, der eine interessante, gut konstruierte Geschichte mit starken Darstellern in einer vortrefflichen technischen Umsetzung zeigt. Zugleich vermeidet er die Schwächen der beiden anderen bisher veröffentlichten Filme des "Monsterverse", nämlich Übermaß und Handlungslöcher, wobei diese Schwächen inzwischen leider ein viel zu fester bzw. regulärer Bestandteil der Filmwelt Hollywoods sind.
Insofern sticht "Kong: Skull Island" stark positiv aus der heutigen Filmrealität heraus und kann nicht nur jedem Genrefan, sondern auch jedem Liebhaber von Abenteuerfilmen vorbehaltlos empfohlen werden.
Die Beurteilung der DVD überlasse ich dem einzelnen, für mich ist sie ausreichend.
Für den Film 4,5 Sterne.

Ma critique portera sur l’édition Steelbook Blu Ray 3D + Blu Ray. Déjà, le boitier est tout simplement superbe, introuvable dans un quelconque commerce physique, merci à Amazon de le commercialiser. Le Blu Ray 3D est une franche réussite, il parvient à proposer une immersion totale, encore plus accentuée lors des scènes d’action, où les explosions et les combats en tous genres, tous plus spectaculaires les uns que les autres, sont magnifiés, par un savoir-faire qu’on ne présente plus. Le BR 2D délivre un rendu digne de la HD, en tout point sublime. L’image qui s’affiche est réellement superbe, la définition est d’une netteté incroyable, le piqué est tellement affuté qu’il n’y a aucun grain, la colorimétrie est magnifique, le contraste est fabuleux et les détails apparaissent dans les arrières plans de manière impeccable. Le son affiche un rendu dantesque. Les pistes audios qui contiennent la Version Française, ont pour une fois été traitées à la hauteur, puisqu’il n’y a pas moins de trois bandes son dédiées, la première déverse un dynamisme à toute épreuve avec une version Dolby Atmos toute en puissance, tandis que les deux autres, traitées en DTS HD Master Audio 5.1 ou en DTS True HD 7.1, prennent la relève pour une acoustique des plus performantes. La Version Originale avec Sous-Titres Français, est d’une efficacité à toute épreuve, reprenant également la version Dolby Atmos et en y ajoutant les deux versions en Dolby Digital 5.1 et Dolby Digital plus 7.1, qui accomplissent un travail énorme, permettant non seulement de restituer les voix des acteurs avec une précision hors pair au niveau des dialogues, mais qui vient souligner encore plus les différents effets lors des scènes spectaculaires, qui sont parfaitement restitués dans toute leur ampleur, pour notre plus grand plaisir. Chacun fera selon son choix.
Les bonus proposés sont très intéressants, si l’on cherche à en savoir plus. Un documentaire sur la naissance d’un roi, d’une durée totale de 25’, composée de deux modules : Fabriquer une icône, de 12’ et Invoquer un dieu, de 13’, qui reviennent sur la création et le mythe de Kong ; un mini documentaire sur le tournage au Vietnam, d’une durée de 6’, inclut les impressions de l’équipe ainsi qu’une conférence de presse ; un module intitulé l’aventurier intrépide, centré sur Tom Hiddleston, durant 7’, restitue ses sentiments sur le tournage dans plusieurs pays ; une featurette nommée à travers l’objectif, durant 2’, implique Brie Larson, dont les photos prises durant tout le tournage, ont été utilisées pour la promotion du film ; un segment intitulé Les dossiers Monarch 2.0, d’une durée de 8’, joint des fausses archives et pose un jalon pour l’univers partagé ; quelques scènes coupées, durant 4’ et un commentaire audio du réalisateur, malheureusement non sous-titré en Français, comme d’habitude pour l’éditeur Warner.
En 1973, alors que la Guerre du Vietnam fait rage, une équipe de chercheurs, constituée du Docteur William Randa, du biologiste Houston Brooks et de la chercheuse San Lin, cherche à embarquer pour l’Ile du Crâne, afin de cartographier un nouvel écosystème en train d’éclore sur une des dernières parties du monde encore non explorée. Ils partent accompagnés d’une escorte militaire commandée par le Colonel Packard, ainsi que d’un éclaireur aguerri du nom de James Conrad et d’un reporter photographe nommée Mason Weaver. Arrivés sur l’ile, alors qu’ils commencent le largage des bombes nécessaires pour leur exploration de la région, ils font face à un singe gigantesque qui décime la moitié des militaires opérant dans les hélicoptères. Le petit groupe restant se réfugie dans la forêt, mais se trouve confronté à des animaux et à des insectes géants très dangereux. Alors qu’ils luttent pour leur survie, ils ont la surprise de retrouver un ancien combattant américain de la seconde guerre mondiale, le Lieutenant Hank Marlowe, arrivé il y a 28 ans sur l’ile. Avec les connaissances et l’expérience de ce dernier, Ils élaborent un plan pour quitter l’ile, mais tout va rapidement dégénérer.
Même si Kong demeure le point central du film, le casting affiché est tout simplement somptueux. Tom HIDDLESTON incarne l’intrépide guide James Conrad, censé escorter le groupe de scientifiques en sécurité à travers une jungle hostile, il met tout son talent en œuvre afin de livrer une performance équilibrée et sincère, sans jamais en faire trop ; Samuel JACKSON interprète le très déterminé Colonel Preston Packard, l’armée est toute sa vie et gare à l’obstacle qui se mettra en travers de son chemin, vétéran implacable, sa lutte envers Kong devient obsessionnel, comédien qu’on ne présente plus, il rend une prestation terriblement furieuse et glaçante à la fois, renforcée par chacune de ses apparitions à l’écran ; Brie LARSON campe l’intègre reporter Mason Weaver, envoyée afin de prouver l’existence de l’ile grâce à ses photos, toujours juste et sachant cerner son personnage à la perfection, elle livre une interprétation impeccable, forte et humaine ; John GOODMAN incarne le scientifique William Randa, au centre de l’expédition et de la découverte de l’ile, il est très convainquant et apporte une crédibilité immédiate à son personnage ; enfin John C. REILLY complète la distribution en interprétant l’ancien combattant Hank Marlowe, piégé sur l’ile depuis bien trop longtemps, l’acteur dote son personnage d’un capital sympathie énorme tout en étant touchant, affichant sa volonté de rentrer enfin chez lui.
Grosse production remplie de stars et déluge d’effets spéciaux impressionnants de qualité, afin de capitaliser sur un Kong unique qui remplit l’écran par sa seule présence, n’empêche pas le film d’aborder des sujets plus sérieux, envoyant des messages forts à travers une deuxième lecture, grâce à la vision de son réalisateur de talent : Jordan VOGT-ROBERTS. Un film multi-genre qui brasse les références, afin d’en tirer le meilleur parti, aboutissant à une version totalement décalée. Une excellente surprise.

Then I saw the original 1930s version with Fay Wray. I was a kid, so I laughed at the stop-motion photography that made Kong move all jerky, and I laughed at the actors as they pretended to walk in front of a rear projection screen and shoot their rifles at previously shot montages of prehistorical animals. But then I grew up and I was amazed and learned to appreciate what the filmmakers had accomplished using such rudimentary tools and techniques. Using only the limited methods they had at their disposal, they used brilliant ingenuity to tell a fascinating story. I'm sure the filmmakers were thinking at the time they were making the movie that they either had a huge hit on their hands or an enormous bomb -- a laughable stinker that could end their careers. But some brave soul at RKO said it was worth the risk and gave the go ahead. And despite the glaring lack of sophisticated effects we see when holding them up to today's standards, audiences in the '30s understood, inherently, the limitations in film making. The novelty, the magic, the unimaginable lit up the screen and audiences were astounded. And because the story of Ann Darrow was always central to the film (and the effects were relegated to the back seat), audiences were spellbound. And just beneath the narrative, there was a subtle lesson to be learned; a moral lesson or, as I see it, an indictment against a certain faction of society and its culture. I see the film serving as a metaphor for the cruelty and greed that had already infested the motion-picture industry by the early 1930s. Similarly, the 1976 version was a not-so-subtle indictment against the oil industry's cruel posture of putting corporate profits over nature and the sanctity of life.
Director Peter Jackson's version with Jack Black, I felt, was a remake of the Fay Wray version. It screamed "Made in Hollywood" in every frame. Some of the fun of seeing Kong slipped away knowing that the creature was merely an image created on a computer, as opposed to a stop-motion animated puppet or a man in an ape suit, where hundreds of people had to use their creative imaginations in order to fool audiences into embracing the illusion that "Kong" was huge and real. I called using C.G.I. a form of cheating. Although it's in rough shape, the 15" poseable puppet and its steel frame used in the original "King Kong" still exists. It's a real and tangible object. Rick Baker still has at least one copy of the ape suit he created and performed in for the '76 version. He created at least five hydraulically maneuvered over-the-head masks (each with a different expression). Surely, he still has those -- even if the original rubber has rotted away and only the steel skull, plastic hoses, cords and air bladders still exist. At least the parts are real and not part of an algorithm typed into a computer animation program, where the computer does most of the math to bring an animation to life. You can't hold an algorithm in your hand or place it in a museum for posterity.
But even I got over my resentment of C.G.I. It's a different kind of art, but at least now I see the artistry in it. And given my fondness of Kong, that is the reason I decided to give "Kong: Skull Island" a shot.
As a straight-up action-adventure film, it's a cool roller-coaster ride with lots of thrills and frights. Just about everything, except the actors, is done with C.G.I., but the images are so realistic, you wouldn't know nothing on the screen actually exists. The acting is top-notch. The creatures are genuinely creepy, and there are a lot of them -- all huge and deadly. There's a military aspect to the film, so there are lots of bombs and helicopters. Kong is twice as tall in this film than his predecessors and he's all animal imbued with the intellect of a primitive beast motivated solely by instinct. But among the crew of military and scientific men who stumble upon Kong on Skull Island, there is a photographer and she's a girl -- a woman, actually -- and a lovely one at that. You know how Kong loves the ladies. Traditionally, Kong always lets his guard down because he can't help himself when he sees a beautiful girl. He shows his soft side and that's always when the men swoop in and kill him. Well, traditions are made to be broken. This Kong is too much of an animal to give a muddy girl a bath. His instincts won't allow him to let his guard down. After all, he has himself and a whole island to protect. Protect the island from what, you say? Well, the answer to that question is the very reason a creature like Kong exists. You need to see the movie to find out why Kong needs to watch over the island and why he gets so mad at the new militaristic interlopers with their bombs and flying machines.
The fact that this movie was released in 3-D shouldn't concern viewers who are able to identify a 3-D movie without actually seeing it in 3-D. I watched the film in 2-D first and didn't notice anything that made me say, "Obviously, this is meant to be watched in 3-D." However, when I finally did watch it in 3-D, it was a really cool viewing experience.
Universal Movie Studios created a subsidiary of itself called Universal Dark. "Kong: Skull Island" was set to launch the new studio's lineup of most, if not all, of the Classic Universal Monster Movies from yesteryear. Monsters and horror villains from other studios are on Universal Dark's slate as well. At the end of "Kong: Skull Island," there's a brief reference made to a couple of gentlemen whose names happen to be Dr. Jekyll and Mr. Hyde. Presumably, that old classic will be "re-imagined" and released next.

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